I marciapiedi sono storti
per le radici degli alberi
che si nascondono sotto.
I frutti sugli alberi sembrano cacche di uccelli
e solo gli uccelli li mangiano.
Presto pioverà,
i frutti scuri daranno una lucidata ai marciapiedi.
Chi ci camminerà senza aiutarsi con il girello,
forse non scivolerà,
ma non sarà in grado di manovrare in mezzo a
quegli ostacoli mollicci.
Non siamo come gli alberi, noi.
Parliamo di tutto.
Scivoliamo tra sonno e suono.
Sospesi in uno scioglilingua
che si fa becco.
Del geco di casa
Siamo in estate e voglio raccontarvi del geco.
Di come di notte viene sul muro fresco della mia stanza.
Della sua rettile tenerezza che trapela
dalla sua pelle traslucida.
Calma come la notte quando sale
fino al dipinto del coniglio sopra la stampante,
il lupo vivrà con l’agnello,
il leopardo si coricherà con la capretta,
il nostro geco di casa col coniglietto,
e io col marito e i figli.
Sul muro per lei è tutto capovolto,
come se testa e coda fossero giati indietro,
indicando prima la coda
come se non fosse sostituibile.
È estate adesso, rimango sveglia più a lungo.
Vedo il cielo che si oscura,
vedo la nerezza assoluta degli occhi del geco
dall’altra parte del suo corpo,
un punto e virgola prima della frase che segue
E c’è qualcosa sulla morbidezza
La gente è ancora presa
dall’idea di voler essere giovani,
per far ridere gli altri.
La loro esistenza è ammorbidita
dai lussi dell’avere del tempo, dei bisogni, soddisfatti.
La gente ha ancora voglia,
non è stanca di essere entusiasta,
l’ho scoperto
tra i mucchi di neve,
spingendo
la carrozzina del mio morbido bimbo appena nato.
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Tarduzione di Andrea Sirotti