Nadeesha Uyangoda
L’unica persona nera nella stanza
66thand2nd, Guidonia, marzo 21
Il testo di Nadeesha Uyangoda si aggiunge a un po’ di testi, pubblicati recentemente, che tendono a porre al centro la difficoltà di rapporto con gli italiani e la percezione di essere sempre degli emarginati. In effetti bisogna riconoscere con l’autrice di questo pamphlet che il problema razziale nel nostro paese esiste ed è molto accentuato anche se si tende a sottostimarlo. Ciascuno di noi si ritrova con sintomi razzistici, retaggio di politiche ed impostazioni educative che poi risorgono quando meno uno se l’aspetta. A scuola ci è stato insegnato forse fino alla fine del secolo scorso e anche oltre che l’Italia aveva avuto una scarsa attività coloniale. I libri di storia, anche quelli di sinistra sottacevano sull’uso di gas tossici nella guerra d’Etiopia, non facevano menzione delle efferate stragi di civili perpetrati da Graziani, per non parlare del modo con cui abbiamo amministrato la Somalia che ci era stata consegnata dalle Nazioni Unite dopo la seconda guerra mondiale. In tempo di repubblica, in possesso di una Costituzione fra le migliori al mondo abbiamo perpetrato una politica coloniale nei confronti dei somali. Siamo venuti a conoscenza di questo fatto per merito degli scrittori italofoni che ci hanno svelato queste ed altre nefandezze commesse.
Il testo di Uyangoda quindi ci spinge ad esaminarci fino a che punto in noi, mi pongo fra coloro che stanno combattendo il razzismo, permangono residui razzistici. Quante volte in attività, incontri, abbiamo invitato fra noi, per tacitare la coscienza, un nero o uno straniero, che è la stessa cosa, facendolo sentire fuori posto.
E tuttavia il rischio di questo testo è quello di una generalizzazione che non salva nessuno. Questo sarebbe un “peccato” forse ancor più grave che non tener conto dei pesanti residui razzisti esistenti nel contesto sociale. Sono andato a rivedere iniziative in cui abbiamo corso il rischio, io e i miei amici, di mettere un unico nero nella stanza. Ma ho trovato accanto ad episodi reali di tal genere, anche fatti in cui si è riusciti ad evitare questo pericolo e fare in modo che “nella stanza non ci fosse l’unica persona nera”. Prendo come esempio il sito el-ghibli (www.el-ghibli.org), organizzato nel 2003. Ebbene direttore responsabile è Pap Khouma. Ma se fosse solo questo allora si sarebbe creato veramente il solo nero nella stanza. Ma se si va a spulciare sull’organizzazione, si scopre che il comitato editoriale (cioè chi teneva in piedi il sito, che ricordo trattava della letteratura della migrazione in Italia) era composta al 75 per cento da scrittori di origine straniera. In quella situazione poteva accadere che nella stanza ci fosse un’unica persona bianca.
Ma voglio portare un altro esempio, perché come è da condannare ogni generalizzazione nei confronti dei nuovi cittadini arrivati in Italia (cito alcune di queste generalizzazioni: i marocchini sono tutti spacciatori, gli zingari rubano i bambini e sono ladri, ecc.), così non è corretto generalizzare sui modi di essere degli italiani. Qualche anno fa, nell’ambito di un bando europeo vinto dal Comune di Milano e affidato alle biblioteche rionali per la realizzazione, Il Centro Culturale Multietnico La Tenda organizzò un corso di scrittura creativa. I partecipanti dovevano essere tassativamente metà italiani e metà di origine straniera. Non solo, furono nominati due conduttori, uno italiano e un altro di origine straniera. Furono invitati al corso parecchi scrittori che offrissero la loro testimonianza di scrittura. Anche in questo caso metà degli scrittori invitati appartenevano alla cosiddetta letteratura della migrazione.
Penso che accanto a forti presenze di razzismo in Italia ci siano ripensamenti e modi di operare che includano le persone di origine straniera per una costruzione fatta assieme di nuove conquiste sociali. Ormai le persone più avvedute sanno che lo straniero non è un ospite ma è “uno della casa” che deve organizzare quello spazio assieme a tutti gli altri. La nuova storia italiana si fa insieme a tutti i nuovi cittadini altrimenti non sarà storia.
raffaele taddeo gennaio 22