Uscendo da scuola, incrocio un gruppo di colleghe e chiedo: “Sapete per caso se da qui c´è un mezzo che porta a Crocetta?” Solo una di loro risponde: “Credo ci vada il 16”. Ringrazio.
La fermata del tram è lì davanti, controllo: va proprio dove devo andare io.
Tempo di attesa 3 minuti, perfetto!
Salgo e mi siedo. Sono le 12 e 30 circa ed ho una focaccia con mozzarella e pomodoro, appena comprata al bar della scuola. Penso che non sia il massimo pranzare sul tram, ma, avendo una visita oculistica alle 13 e 15, mi dico che mi conviene approfittare di questo viaggio e inizio a mangiare.
Ad un tratto il signore seduto davanti a me si gira, mi sorride e mi augura: “Buon appetito!” Ricambio il sorriso e lo ringrazio.
Inizia così la nostra lunga conversazione. Lui racconta di sé, dei lavori che faceva e delle zone di Milano che frequentava prima della pensione.
Poi mi dice che sua moglie è morta sette mesi prima, in seguito ad un intervento di routine e di come quella sera in ospedale lei in fondo già sapesse. Nel salutare lui e loro figlio aveva detto: “Oggi non mangio, mangio a mezzanotte spaghetti e prosciutto. Sono un po’ stanca.”
Alle 22 era tutto regolare, a mezzanotte l´hanno trovata morta.
Dico che mi dispiace molto per sua moglie.
E dopo un po’ azzardo:
“Anche mio marito è morto.”
“Ha figli?”, chiede lui.
“Sì” e indico con l´indice e il medio che ne ho due.
Parole non ne escono più e gli occhi si riempiono di lacrime.
Guardo fuori dal finestrino, mentre lui si gira in avanti per un po’.
Mi riprendo a fatica – come sempre – poi ricomincia la nostra conversazione.
Mi dice che sta andando dal dentista in via della Commenda.
Un altro punto di unione tra noi, dato che sono diretta anch´io nei paraggi.
Scendiamo insieme e lui mi indica perfino la via dove devo svoltare io.
Ora ci dobbiamo proprio salutare: ci diamo una forte stretta di mano.
Poi, sempre tenendo la mia mano, mi bacia una volta sulla guancia destra, una volta su quella sinistra e ancora una volta sulla destra:
“Tre volte, perché porta fortuna!” e soggiunge: “Ci fossimo incontrati quando eravamo più giovani!” e poi sorride.
Sorrido anch’io sorpresa e riconoscente di questa “dichiarazione” spontanea ed innocente.
Poi le nostre mani si staccano e ognuno continua per la sua strada, mentre il ricordo ci unisce ancora.