Si tengono assiepati lungo il muro
all’ombra di pericoli statuari
come carpe che sul fondale oscuro
scrutano inermi nella notte e cariano
il riposo, stretti dentro un futuro
che non c’è, ospiti di immaginari
mai compiuti, non sanno perché furono
chi furono né quando e adesso, ignari
di coesistere, temono non l’altro
ma l’oltre: il passaggio all’al di là
che forse si rivela. Così sperano
o aborrono, dai margini di un’era,
che il muro possa stringersi dell’altro,
ma il vero muro è credersi al di qua.