Fu un capitolo di Shunko che mi spalancò il mito in tutta la sua profondità spirituale.
Anche per quell’anno scolastico della seconda media –Scuola Media Cristo Rey di Laferrère- avevo scelto e proposto come libro di lettura Shunko delizioso romanzo parzialmente autobiografico di Jorge W. Avalos, ambientato a Santiago del Estero dove lui, appena finito gli studi, era stato destinato per svolgere la sua professione di maestro. Costruì la scuola e la fece dipingere di bianco, ed era come una zolletta di zucchero dispersa nella solitudine del paesaggio.
Gli alunni parlavano quichua , e lui impose che si parlasse soltanto spagnolo, la lingua nazionale. Ma un giorno, nella foga di far capire loro, celermente e con precisione un rimprovero, parlò anche lui in quichua: gli alunni lo castigarono senza pietà.
Gli alunni erano pastori, bambini pastorelli dietro le loro patite capre. Anna era anche pastorella. Era solita abbandonare il pascolo per correre a scuola, la zolletta di zucchero. Ma quel giorno guidò il suo piccolo gregge sino alla cima, quella che si apre sul precipizio. Un agnello scappò verso il vuoto. Lei le corse dietro…
Nell’unico armadio dell’unica aula rimase il suo quaderno e il suo libro di lettura. Nei giorni dappresso, un fru-fru di rimescolio di fogli copriva i silenzi della lettura sillabante e faticosa. Il maestro richiese silenzio… ma una vocina timida implorò: è Anna, cerca il suo libro…il suo libro è rimasto nell’armadio… dobbiamo bruciarlo perché la raggiunga!
Allora, nel patio improvvisarono un rogo per bruciare il libro. Una scia di fumo vagò per un attimo in quell’aria con sapore a deserto. L’anima di Anna si quietò…
Allora, il maestro seppe, e decifrò il mito: lo scritto che il semplice non merita, quella parola che lo sciocco sgomento e confuso non riesce a spiegare, il segno a cui il superbo non concede il suo sguardo, ritornano, fatti fiamma sacrificale, all’artefice.
Davanti a un rogo di libri, l’umanità trattiene il respiro.