Paul Bakolo Ngoi
Corri Lidja, corri
Paoline 2010
lorenzo luatti
Ai giovani lettori è rivolta quasi tutta la produzione narrativa di Paul Bakolo Ngoi, italo-congolese, nato a Mbandaka nel 1962, in Italia dai primi anni Ottanta, residente a Pavia dove vive e lavora. Scrittore e giornalista pubblicista, Ngoi ha pubblicato due romanzi, tre racconti lunghi e altri brevi. Prove letterarie convincenti, dalle quali emerge un lavoro accurato sul linguaggio e sulla forma, che rendono le narrazioni leggere e scorrevoli, avvincenti e interessanti. Il suo ultimo romanzo Corri Lidja, corri è pubblicato nella nuova collana “Mi riguarda” delle Edizioni Paoline (curata da Daniela Palumbo) e dedicata ai ragazzi dagli 8 agli 11 anni. Scopo dichiarato della collana è raccontare ai lettori più giovani il mondo e le sue contraddizioni, senza temere di affrontare argomenti all’apparenza distanti dalla nostra realtà.
Ngoi si cimenta con una tematica sociale di forte impatto e intensamente drammatica, forse l’espressione al grado più alto della disumanizzazione: la piaga dei bambini soldato, una tragedia non solo africana. Fra i vari aspetti dei conflitti della fase attuale forse nessuno risulta più dirompente rispetto all’immaginario collettivo dell’uso di bambini e bambine come soldati. Questa volta all’autore non è concesso l’uso di quel registro narrativo che gli è tipico e congeniale e di cui sono intrise le sue storie: qui, in effetti, non ci sono spazi ad approcci fiabeschi o a sguardi ironici e divertiti. La crudezza e la tragicità delle infanzie mutilate non lo consente.
Lidja, la giovanissima protagonista della storia, racconta in prima persona le drammatiche vicende in cui è direttamente coinvolta, senza mai perdere il candore e l’ingenuità dei suoi nove anni. La vita nel villaggio – siamo in Congo – è spensierata e trascorre felice, ma un giorno gli uomini in uniforme vi fanno irruzione, bruciano tutto, seminano morte e disperazione. Uomini, donne e bambini conosceranno l’impensabile. Lidja viene strappata dal suo villaggio e dai suoi cari, insieme alle altre bambine, e poi dai soldati vengono trascinate al famigerato Campo 3. Dei loro genitori non sapranno più niente. Inizia così, per lei e le altre sventurate, una lunga odissea, durante la quale, nonostante tutto, la giovane protagonista riuscirà a non perdere la speranza e la capacità di sognare un futuro migliore.
Una tematica difficile, con situazioni di una brutalità assoluta che lasciano sgomenti: Ngoi le “distilla” ed evita di soffermarsi troppo nella descrizione di particolari scabrosi e impressionabili, preferisce lasciarli all’immaginazione, al non detto, anche per rispetto della sensibilità dei suoi giovani lettori; affronta le vicende di Lidja con delicatezza, lontano da qualsiasi retorica, con un linguaggio accurato, una scrittura semplice e fluida. I passaggi centrali della storia non si discostano da quelli resi tristemente famosi dalla letteratura per adulti e per ragazzi e dalle testimonianze di ex bambini soldato (ormai molto abbondanti, ma ricordiamo qui lo stupendo libro di Ismael Beah, Memorie di un soldato bambino, Neri Pozza, 2008); l’intreccio scorre su binari predefiniti, senza particolari sorprese; la narrazione, nonostante la pregnanza del tema, riesce ad emozionare solo a tratti, e anche i momenti introspettivi che scavano in profondità si contano sul palmo di una mano. Insomma questa nuova e importante prova narrativa di Ngoi – una denuncia che è un pugno nello stomaco, tra urla, gemiti e sorrisi – almeno sul piano della resa letteraria pare meno riuscita delle precedenti.
Ngoi ha in cantiere altri nuovi testi, ma di lui aspettiamo anche l’annunciata ripubblicazione dell’ormai introvabile libro d’esordio Un tiro in porta per lo stregone (Africa ’70-Vecchi, 1994).
11-11-2010