Recensioni

L’accusa silenziosa

Artur Spanjolli
L’accusa silenziosa
Besa   2007

raffaele  taddeo

Tutti i libri di Artur Spanjolli si strutturano intorno ad un elemento centrale che può essere una  cosa oppure persona.   In Cronaca di una vita in silenzio lo spunto  focalizzante, che dava adito alla vicenda narrativa, era un morto attorno al quale si organizzava una sorta di saga familiare; in La teqja era una chiesa,  che fungeva da pretesto organizzativo di vicende e ricordi familiari. In questo romanzo è un albero, un platano centenario che sembra assommare e coagulare la storia di una comunità di paese.
Il romanzo è lo spaccato della vita di un piccolo villaggio  balcanico ancora immerso nelle usanze, nei costumi e nelle norme costruite  in modo autonomo e indipendente  da ogni potere centrale.
Regole che si strutturano nella   convivenza fra islamici e cristiani  ma che determinano comportamenti propri di una comunità, avulsa da ogni controllo da organismo superiore, che si gestisce con forme consuetudinarie, ignorando quasi del tutto ogni norma scritta. Come accade in ogni comunità,  priva di regole scritte,   anche in questa comunità si affida la responsabilità di dirimere i contrasti a qualcuno che abbia saggezza e autorevolezza.
Attorno a questa organizzazione sociale premoderna, si snoda una vicenda di gelosie, di possibili infedeltà coniugali, di omicidi, di riparazioni.
L’accusa silenziosa è la storia di un omicidio avvenuto sull’onda di una festa   islamica, a cui sono invitati anche i cristiani,  durante la quale  avvengono infrazioni collettive perché non pochi si danno al bere fino all’ubriacatura.
Il grave fatto di sangue accaduto necessiterà di un atto riparatorio che avverrà proprio al centro del paese, là dove sorge il grande platano.
Come negli altri suoi romanzi sopra citati Artur Spanjolli non pone un narratore esterno a cui è demandato il compito di  svelare tutti gli intrichi della vicenda, ma  il narratore stesso accompagna i singoli  personaggi e attraverso ciascuno di loro si conoscono solo spezzoni di verità; motivo per cui la vicenda si ricompone solo alla fine attraverso la somma dei vari tratti o segmenti narrativi.
E quasi un procedimento a scacchiera ove ciascuno  si muove secondo una propria logica ed è inglobato senza volerlo nell’insieme della vicenda.
Le storie dei vari personaggi formano infatti un grande mosaico ove  ciascuno, all’interno della   comunità, ritrova la sua funzione e la sua parte.
Così è per il muezzin, che si rimprovera di aver acconsentito lo svolgimento della festa; egli sente tutta la responsabilità della condotta morale della comunità e l’infrazione avvenuta viene avvertita da lui cometa vera causa del fatto di sangue. Anche il cieco Murat che è una specie di Cassandra perché intuisce ciò che sta accadendo  assume la funzione di fustigatore della comunità.
Il romanzo, a volte a tinte fosche, si legge con piacere anche perché ci permette di conoscere modalità attraverso cui, anche in piccole comunità si stabilisce una sorta di tolleranza fra persone di religioni diverse.

14-05-2007

L'autore

Raffaele Taddeo

E’ nato a Molfetta (Bari) l’8 giugno 1941. Laureatosi in Materie Letterarie presso l’Università Cattolica di Milano, città in cui oggi risiede, ha insegnato italiano e storia negli Istituti tecnici fin dal 1978. Dal 1972 al 1978 ha svolto la mansione di “consulente didattico per la costruzione dei Centri scolatici Onnicomprensivi” presso il CISEM (Centro per l’Innovazione Educativa di Milano). Con la citata Istituzione è stato coautore di tre pubblicazioni: Primi lineamenti di progetto per una scuola media secondaria superiore quinquennale (1973), Tappe significative della legislazione sulla sperimentazione sella Scuola Media Superiore (1976), La sperimentazione nella scuola media superiore in Italia:1970/1975. Nell’anno 1984 è stato eletto vicepresidente del Distretto scolastico ’80, carica che manterrà sino al 1990. Verso la metà degli anni ’80, in occasione dell’avvio dei nuovi programmi della scuola elementare, ha coordinato la stesura e la pubblicazione del volumetto una scuola che cambia. Dal 1985 al 1990 è stato Consigliere nel Consiglio di Zona 7 del Comune di Milano. Nel 1991 ha fondato, in collaborazione con alcuni amici del territorio Dergano-Bovisa del comune di Milano, il Centro Culturale Multietnico La Tenda, di cui ad oggi è Presidente. Nel 1994 ha pubblicatp per il CRES insieme a Donatella Calati il quaderno Narrativa Nascente – Tre romanzi della più recente immigrazione. Nel 1999 in collaborazioone con Alberto Ibba ha curato il testo La lingua strappata, edizione Leoncavallo. Nel 2006 è uscito il suo volume Letteratura Nascente – Letteratura italiana della migrazione, autori e poetiche. Nel 2006 con Paolo Cavagna ha curato il libro per ragazzi "Il carro di Pickipò", ediesse edizioni. Nel 2010 ha pubblicato per l’edizione Besa "La ferita di Odisseo – il “ritorno” nella letteratura italiana della migrazione".
In e-book è pubblicato "Anatomia di uno scrutinio", Nel 2018 è stato pubblicato il suo romanzo "La strega di Lezzeno", nello stesso anno ha curato con Matteo Andreone l'antologia di racconti "Pubblichiamoli a casa loro". Nel 2019 è stato pubblicato l'altro romanzo "Il terrorista".