Igiaba Scego – Prestami le ali. Storia di Clara la rinoceronte
Rrose Sélavy, Tolentino (MC), 2017, pp. 35
Michele Pandolfo
L’ultimo libro di Igiaba Scego intitolato Prestami Le ali. Storia di Clara la rinoceronte è una favola per l’infanzia, ma in realtà affascina, per diverse ragioni, un pubblico di tutte le età [1].
In una grigia mattina di Carnevale del 1751 arriva a Venezia una strana creatura, che viene presto chiusa dal padrone in una stalla. Il suo passaggio però è notato dagli altri animali della laguna; infatti il leone alato, re della città, li chiama tutti a raccolta per indagare la natura e l’origine dell’ospite straniero. Il leone ordina di rintracciare la rondinella che conosce tutte le lingue del mondo, ma questa non può più volare perché è ferita a un’ala ed è accudita dal piccolo Suleiman, un bambino africano che vive al servizio di una famiglia veneziana. Il fanciullo frequenta spesso il ghetto ebraico recandosi a comprare i dolci dalla pasticcera Sara, la cui figlia Ester è diventata la sua migliore amica. Il trio formato dalla rondinella, da Suleiman e da Ester arriva davanti al grande straniero, ma questo non parla. Nonostante ciò la storia della creatura viene narrata lo stesso da un gatto e commuove tutti i presenti. Clara, il nome dell’animale, è un rinoceronte femmina nata nella lontana India. Un giorno viene catturata e venduta sino a quando il suo ultimo padrone la conduce in Europa con il fine di esporla al pubblico. A quel punto i due bambini e gli altri animali della città, uniti da un forte senso di amicizia e sacrificio, come ben indica il titolo dell’opera, si impegnano per aiutare Clara a compiere il viaggio di ritorno verso la propria terra d’origine.
Per raccontare questa favola Igiaba Scego si è ispirata al dipinto Il rinoceronte del pittore Pietro Longhi esposto al museo Ca’ Rezzonico di Venezia: a metà del Settecento un esemplare di rinoceronte arrivò nella città lagunare per essere ammirato da tutti i veneziani. Riscoprendo la vera storia dell’animale raffigurato dal pittore, l’autrice pensa a una trama semplice in cui però intreccia una serie di interessanti nodi tematici, sia storici che culturali.
Innanzitutto, facendo riemergere un dettaglio così peculiare come la presenza degli animali esotici nell’Europa dell’età moderna, la scrittrice richiama il ruolo di tutte quelle terre lontane che hanno affascinato la cultura europea e gli europei, che pagavano per vedere delle creature in esposizione, come dimostra il dipinto di Pietro Longhi.
Inoltre nel racconto emergono ritagli di razzismo e oppressione di diversi generi caratterizzanti l’epoca storica in cui è ambientata la vicenda: per esempio dagli ebrei del ghetto di Venezia e dalla loro vita di esclusione, soprattutto per le donne come Sara ed Ester, si ricava una storia di marginalità, declinata in una più circoscritta discriminazione di genere. Infatti la bambina ha indossato degli abiti maschili per recarsi dallo strano animale in quanto alle donne ebree era vietato uscire dal ghetto anche di giorno. Inoltre dagli schiavi africani come il piccolo Suleiman, si denota la storia della schiavitù e del razzismo europei, le cui pratiche sono ben radicate nelle vicende del continente. In particolare Suleiman proviene da Mogadiscio, una città che rappresenta un frammento di memoria sia dell’identità dell’autrice sia della storia italiana, visti i legami coloniali tra l’Italia e il Corno d’Africa.
La cornice di questo racconto è Venezia che emerge nella sua bellezza e nella sua unicità: la città è simbolo di arte e cultura, ma anche di potenza e dominio nel mar Mediterraneo. D’altro canto proprio questo le ha permesso di essere un crocevia di scambi non soltanto economici, bensì anche culturali e artistici tra parti del mondo diverse e lontane. Ciascuno dei personaggi del libro rappresenta il proprio piccolo tassello di questo complesso ed eterogeneo contesto veneziano. La protagonista, la rinoceronte Clara, delinea la figura dello straniero e del dominato che viene condotto in Europa per essere mostrato come alienante e diverso; a conferma di ciò il lettore non sente mai la sua parola, mentre tutte le altre creature attorno a lei, sia animali che persone, riescono a comunicare tra di loro. Questo la isola e la estranea ancora di più e fa crescere in lei e nei lettori il desiderio di veder esaudita la sua volontà di ritorno a casa.
L’intera trama del libro esprime un forte desiderio di libertà che accompagna sia la protagonista della favola sia gli altri personaggi. Grazie al volo di Clara, i due bambini, Suleiman ed Ester, scoprono e ammirano la città con i suoi palazzi, i campanili e le chiese, i campi e i canali, suggellando così la loro fraterna amicizia. Inoltre il volo permette una doppia liberazione poiché Clara, prima di raggiungere la sua terra natale, accompagnerà Suleiman in Africa, in quanto anche lui sogna la libertà e il ritorno a casa, anche se questo segnerà il distacco definitivo tra il fanciullo ed Ester.
Il tempo è un altro elemento da non trascurare: il periodo di Carnevale in cui avviene la vicenda rappresenta una tradizione particolarmente sentita dalla cultura e dalla società veneziana ormai da molti secoli. Il Carnevale maschera la realtà, fa sognare i bambini e gli adulti e dà l’illusione che i desideri più nascosti si possano realizzare. Per questo l’atmosfera creata dal Carnevale consente alla fantasia di poter immaginare situazioni che non potrebbero mai accadere in un altro momento dell’anno. La libertà che si manifesta durante il Carnevale si declina in diverse forme, ma è soprattutto libertà di movimento e di scelta all’interno di un contesto in cui vigevano rigide norme sociali e, per alcuni gruppi, erano negati addirittura i diritti fondamentali. Attraverso la fortuna e la determinazione dei personaggi di questa storia si spezzano le catene delle strutture sociali favorendo la fuga per raggiungere un luogo da poter chiamare casa, come ben dichiara la scrittrice nelle ultime righe del suo libro: «In un attimo Clara aveva già preso il volo. Le ali del leone la stavano portando verso la libertà. A Venezia quel giorno tutti videro il rinoceronte volare. Ma non si meravigliò nessuno. Era Carnevale. E a Carnevale, si sa, può succedere di tutto». [2]
L’opera pubblicata dalla casa editrice Rrose Sélavy nella collana Il Quaderno quadrone viene introdotta da Antonella Agnoli e conclusa con una postfazione della stessa Igiaba Scego. In questo dietro le quinte l’autrice spiega il suo primo incontro con Clara, la protagonista del libro, il legame che la unisce a Venezia e i suoi personali ringraziamenti finali. Inoltre il testo è arricchito dalle illustrazioni di Fabio Visintin.
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[1] La produzione letteraria di Igiaba Scego inizia nel 2003 quando pubblica, per la casa editrice Sinnos, un testo per ragazzi dal titolo La nomade che amava Alfred Hitchcock. Nel 2004, presso la stessa casa editrice, pubblica il suo primo romanzo Rhoda. Altri suoi testi sono presenti nelle raccolte Allattati dalla lupa (Sinnos 2005), Italiani per vocazione (Cadmo 2005), Pecore Nere (Laterza 2005) e Amori bicolori (Laterza 2007). Nel 2007 cura il testo Quando nasci è una roulette. Giovani figli di migranti si raccontano per la casa editrice Terre di mezzo. L’anno seguente pubblica il romanzo Oltre Babilonia (Donzelli 2008). Nel 2010 esce il memoir dal titolo La mia casa è dove sono per l’editore Rizzoli. Lo stesso testo è diffuso in edizione scolastica nel 2012 dall’editore Loescher. In seguito escono Roma negata. Percorsi postcoloniali nella città (Ediesse 2014) e Caetano Veloso. Camminando controvento (add editore 2014). Il suo ultimo romanzo è Adua (Giunti 2015).
[2] Igiaba Scego, Prestami le ali. Storia di Clara la rinoceronte, Rrose Sélavy, Tolentino (MC), 2017, p. 35.
Agosto 2018