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Sol de inverno – Sole d’inverno

Da Sol de inverno

SOL  DE  INVERNO

Eu tinha doze anos naquela tarde ensolarada de junho. No gramado do grande jardim da minha casa, onde as flores e as folhas tinham as suas cores realçadas pelo tom alaranjado do sol de inverno, as mulheres da minha família aqueciam-se nas cadeiras de vime, tomavam limonada e conversavam, enquanto as crianças brincavam ao redor.
Eu estava embriagado pelas cores e pelo sol, mas de vez em quando uma sombra atravessava o meu espírito. Minha avó havia tido dois desmaios nos dias anteriores, e o médico aconselhara repouso. Minha avó estava linda e alegre naquela tarde, vestindo um tailleur bege forrado de seda estampada. Ela sabia melhor que os médicos os perigos que os desmaios apontavam, mas recusava-se a ficar de repouso.
Eu a seguia com os olhos, onde quer que ela fosse. Naquela tarde ela preferiu brincar com os netos a ficar, como de hábito, junto à minha mãe e às minhas tias. Mas ela deveria estar repousando… No entanto ela corria com as crianças e rodava os pequenos no ar, que riam muito. Ela dançava e cantava na roda da ciranda.
Eu era o neto mais velho, e também o mais sensível aos perigos do mundo. Pensei em lembrar-lhe de que, enquanto não descobrissem as causas dos seus desmaios, ela não deveria exagerar nas brincadeiras, mas quando eu me aproximei, ela me olhou nos olhos, enquanto brincava, e revelhou-me o seu mistério, a sua intimidade com certas decisões que eu desconhecia. E eu compreendi que ela havia feito uma escolha naquela tarde exuberante de um passado tão cheio de sol.
Com a intuição dos homens já sofridos, ainda olhando nos seus olhos amorosos e firmes, eu disse emocionado: “Faça. Mas eu não quero ajudar.” Ela riu e o seu riso transformou-se em breves soluços, enquanto ela caía nos meus braços. Eu deitei o seu corpo lentamente sobre a relva. As mulheres correram. O sol se pôs e eu fiquei olhando a noite, sentindo frio, esquecido na espera dos meus doze anos, já suspeitando que dalí para a frente seria uma sucessão infinita de tardes nubladas e de noites vulgares.

SOLE D’INVERNO

Io avevo dodici anni in quell’assolato pomeriggio d’inverno. Sull’erba del grande giardino di casa mia, dove i fiori e le foglie avevano il colore aranciato del sole invernale, le donne della mia famiglia si scaldavano sulle sedie di vimini, bevevano limonata e conversavano, mentre i bambini giocavano intorno a loro.
Ero ubriaco di colori e di sole, eppure, ogni tanto, un’ombra attraversava il mio spirito. Mia nonna aveva avuto due svenimenti nei giorni precedenti e il medico le aveva consigliato riposo. Lei, bella e allegra quel pomeriggio, indossava un tailleur beige a fantasia foderato di seta. Conosceva meglio dei medici i pericoli di cui gli svenimenti erano premonitori, eppure rifiutava di rimanere a riposo.
La seguivo con gli occhi dovunque andasse. Quel pomeriggio lei preferì giocare con i nipoti piuttosto che rimanere, come al solito, vicino a mia madre e alle zie. Avrebbe dovuto riposare… e invece correva con i bambini e ruotava i piccoli nell’aria, ridenti. Ballava e cantava nella ruota del girotondo.
Io ero il nipote più grande e anche il più sensibile ai pericoli del mondo. Pensai di ricordarle che, fino a quando non avessero scoperto la causa dei suoi svenimenti, non avrebbe dovuto esagerare con quei giochi. Ma quando mi avvicinai, mi guardò negli occhi, mentre continuava a giocare, e mi rivelò il suo mistero, la sua intimità con certe decisioni a me incomprensibili. E in quell’istante capii che, in quel pomeriggio esuberante di un passato così pieno di sole, lei aveva fatto la sua scelta.
Con l’intuito di un uomo vissuto, continuando a guardare nei suoi occhi amorosi e fermi, dissi emozionato: “Fallo, ma non con il mio aiuto”. Lei rise e il suo riso si trasformò in un breve singulto, mentre cadeva tra le mie braccia. Distesi il suo corpo lentamente sul prato. Le donne accorsero. Il sole tramontò e io rimasi a guardare la notte, infreddolito, dimenticato nell’attesa dei miei dodici anni, e già sospettoso del fatto che, da quel momento in poi, tutto sarebbe stato una successione di pomeriggi nuvolosi e di notti volgari.

L'autore

Julio Monteiro Martins

Julio Monteiro Martins è nato nel 1955 a Niterói, Brasile. “Honorary Fellow in Writing” presso l’Università di Iowa, Stati Uniti, ha insegnato Scrittura Creativa al Goddard College, nel Vermont (1979-82), l’Oficina Literária Afrânio Coutinho, Rio de Janeiro (1982-91), l’Instituto Camões, Lisbona (1994), la Pontifícia Universidade Católica do Rio de Janeiro (1995), e tra il 1996 e il 2000 ha tenuto corsi in diverse città della Toscana. E’ stato uno dei fondatori del Partito Verde brasiliano e del movimento ambientalista “Os Verdes”. Avvocato dei diritti umani a Rio de Janeiro, è stato responsabile dell’incolumità dei meninos de rua. Nel paese d’origine ha pubblicato nove libri tra raccolte di racconti, romanzi e saggi, tra cui Torpalium (Ática, São Paulo 1977), Sabe quem dançou? (Codecri, Rio 1978), A oeste de nada (Civilização Brasileira, Rio 1981) e O espaço imaginário (Anima, Rio 1987). In Italia Il percorso dell’idea (petits poèmes en prose, con foto originali di Enzo Cei, Vivaldi & Baldecchi, Pontedera 1998), le raccolte di racconti Racconti italiani (Besa, Lecce 2000),La passione del vuoto (Besa, Lecce 2003), madrelingua (Besa, Lecce 2005),L’amore scritto (Besa, Lecce, 2008) e L’irruzione, racconto incluso nell’antologia Non siamo in vendita – Voci contro il regime (a cura di Stefania Scateni e Beppe Sebaste, prefazione di Furio Colombo, Arcana Libri / L’Unità, Roma 2002). Le sue poesie sono state pubblicate su varie riviste, fra cui il quadrimestrale di poesia internazionale “Pagine” e la rivista online “El Ghibli”, e nelle antologie i confini del verso. Poesia della migrazione in italiano (Firenze, Le Lettere 2006) e A New Map: the Poetry of Migrant Writers in Italy (Los Angeles, Green Integer 2006). È stato ideatore dell’evento “Scrivere Oltre le Mura”. Attualmente vive in Toscana dove, oltre a insegnare Lingua Portoghese e Traduzione Letteraria presso l’Università degli Studi di Pisa, dirige e insegna nel Laboratorio di Narrativa, che è parte del Master della Scuola Sagarana, a Lucca, ed è direttore della rivista letteraria on-line “Sagarana”. Nel 2011 è stata pubblicata la monografia sulla sua opera Un mare così ampio: I racconti-in-romanzo di Julio Monteiro Martins, di Rosanna Morace, per la Libertà edizioni, di Lucca. Nel dicembre 2013 è stata pubblicata la sua raccolta poetica “La grazia di casa mia” (Milano, Rediviva).