Recensioni

Satul fara mamici – il villaggio senza madri

Ingrid Beatrice Coman
Satul fara mamici  – il villaggio senza madri
rediviva edizioni   2012

raffaele taddeo

Gli uomini nel loro sviluppo storico hanno incominciato a porre  l’attenzione ai bambini, ai figli in un’epoca molto recente. Nel  medioevo i bambini venivano assegnati, quando non servivano ai lavori in campagna, ai giovani universitari vaganti i quali li rendevano accattoni per poterli sfruttare e camparci sopra, i figli dei signori andavano a fare i paggi nelle case di altri nobili.  Ancora oggi li si utilizza per  accattonaggio; solo recentemente, si può dire, è entrato nella coscienza umana che anche il bambino è un soggetto pieno di diritti che va rispettato.  La storia attuale dominata essenzialmente dalla migrazione   spesso dimentica o sottovaluta, ancora una volta, che chi maggiormente ne fa le spese dei drammi che le migrazioni sottendono e comportano sono ancora i bambini privati prima di tutto, oltre che delle essenziali necessità materiali, spesso anche e specialmente dell’insostituibile e fondamentale rapporto che si genera fra madre e figlio che nella specie umana  dura  anni e senza il quale si sviluppano traumi e sofferenze  i cui effetti non sono prevedibili.
Ingrid Beatrice Coman ormai trilingue (romeno, italiano, inglese) ha scritto questo testo come un omaggio a quei bambini che per molte cause si trovano senza madri perché  sono dovute andar via per ragioni di lavoro o altro, mostrando così estrema sensibilità ad un problema che spesso si dimentica e si sottovaluta.  Sono 10 racconti scritti in due versioni, romeno e italiano. Il punto di vista è sempre quello del bambino/a che guarda agli avvenimenti senza comprenderli perché sono privati del loro affetto più naturale e più necessario, quello della madre. Dieci racconti per narrare la sofferenza di un figlio/a privato dell’affetto della madre, e di sofferenza si tratta così acuta che a volte rischia di portare a sentimenti estremi, a gesti estremi ed inspiegabili, come quello di non poter scrivere la “m” insieme alle altre lettere dell’alfabeto perché quella lettera è segno della mancanza, dell’assenza di una persona e non può essere scritta, così come era impossibile per gli ebrei cantare in terra straniera. Ma ancora viene descritta la sofferenza di quella bambina che non si lascia toccare perché vuole mantenere intatto il ricordo dell’ultima carezza della madre.  La sofferenza interiore si manifesta prima di tutto nella fisicità. Alcuni racconti fanno emergere l’impossibilita che parenti possano sostituirsi all’affetto di una madre, perché quando questa è assente avviene il rischio di essere sempre e comunque considerati  delle “cenerentole”. Un racconto sembra non riguardare il rapporto affettivo fra madre e figlio ma quello di un bambino con un animale, un maiale. E’ il racconto di Daniel che, vissuto sempre con un maiale, non riesce a concepire come possa essere sacrificato per la gioia degli altri, che festeggiano l’arrivo del Natale.  In Ingrid Beatrice Coman il rapporto fra bambini e animali assume un tema delicato e importante.  Anche nel romanzo “Per chi crescono le rose” un episodio narra del rapporto straziante fra un bambino e un cervo che il nonno deve uccidere per poter dare un po’ di cibo alla famiglia. Sembra quasi che si crei fra bambino e animale un rapporto speciale che gli adulti infrangono e che segna il momento della rottura dell’innocenza.
Un elemento da notare e sottolineare è l’assenza della paternità.  Già in altri testi  si era visto come la figura maschile non abbia grande risalto negli scritti della Coman.    In questa raccolta di racconti il fatto è ancor più accentuato. Ci sono i nonni, ma più spesso la nonna. L’unico padre a cui si accenna è visto negativamente perché non sa neppure essere fedele alla moglie e non ha quel legame di fiducia e di amore che può costituire un famiglia.
Il testo è scritto con intensa partecipazione alla sofferenza dei bambini privati dell’affettività dei genitori. Non è possibile leggerlo con indifferenza o con distacco perché di volta in volta si rimane a riflettere del perché nella società attuale è possibile che madri siano costrette a lasciare i loro figli, a volte anche dimenticandosene.

27-01-2013

L'autore

Raffaele Taddeo

E’ nato a Molfetta (Bari) l’8 giugno 1941. Laureatosi in Materie Letterarie presso l’Università Cattolica di Milano, città in cui oggi risiede, ha insegnato italiano e storia negli Istituti tecnici fin dal 1978. Dal 1972 al 1978 ha svolto la mansione di “consulente didattico per la costruzione dei Centri scolatici Onnicomprensivi” presso il CISEM (Centro per l’Innovazione Educativa di Milano). Con la citata Istituzione è stato coautore di tre pubblicazioni: Primi lineamenti di progetto per una scuola media secondaria superiore quinquennale (1973), Tappe significative della legislazione sulla sperimentazione sella Scuola Media Superiore (1976), La sperimentazione nella scuola media superiore in Italia:1970/1975. Nell’anno 1984 è stato eletto vicepresidente del Distretto scolastico ’80, carica che manterrà sino al 1990. Verso la metà degli anni ’80, in occasione dell’avvio dei nuovi programmi della scuola elementare, ha coordinato la stesura e la pubblicazione del volumetto una scuola che cambia. Dal 1985 al 1990 è stato Consigliere nel Consiglio di Zona 7 del Comune di Milano. Nel 1991 ha fondato, in collaborazione con alcuni amici del territorio Dergano-Bovisa del comune di Milano, il Centro Culturale Multietnico La Tenda, di cui ad oggi è Presidente. Nel 1994 ha pubblicatp per il CRES insieme a Donatella Calati il quaderno Narrativa Nascente – Tre romanzi della più recente immigrazione. Nel 1999 in collaborazioone con Alberto Ibba ha curato il testo La lingua strappata, edizione Leoncavallo. Nel 2006 è uscito il suo volume Letteratura Nascente – Letteratura italiana della migrazione, autori e poetiche. Nel 2006 con Paolo Cavagna ha curato il libro per ragazzi "Il carro di Pickipò", ediesse edizioni. Nel 2010 ha pubblicato per l’edizione Besa "La ferita di Odisseo – il “ritorno” nella letteratura italiana della migrazione".
In e-book è pubblicato "Anatomia di uno scrutinio", Nel 2018 è stato pubblicato il suo romanzo "La strega di Lezzeno", nello stesso anno ha curato con Matteo Andreone l'antologia di racconti "Pubblichiamoli a casa loro". Nel 2019 è stato pubblicato l'altro romanzo "Il terrorista".