Agnus dei
(Lu. 22,39-46; Eb. 5,1-9,28)
Per quanto bianca la lana, per quanto immacolata
né agnello né capra donano mai sangue che monda;
ché il sangue, quando sparso, si fa viscoso e denso, benché fluido
da spandere; pone, indelebile, una macchia.
Se sangue d’agnello non monda, come potrebbe l’umano?
Pure, ci narrano, Gesù, quand’ebbe trasudato sangue,
così implorò il Padre: “Allontana, se vuoi,
da me questo calice; ma la tua, non la mia volontà,
sia fatta”.
Il Signore nel suo celeste Sancta
Sanctorum voleva Gesù sia sacerdote
sia agnello per consumare il sacrificio perfetto,
torturò suo figlio come un tempo sia Abramo
sia Isacco, ma stavolta senza remissione, senza
l’ariete preso per le corna in un cespuglio.
In qualche modo il sangue di sacrificio umano
che s’addensa sulle sue membra e croce si dice
che ci mondi d’ogni colpa davanti Signore, un’equa
necessità. Neppure le acque degli oceani tutti
sanno lavare quella tenebra né spegnerne il tanfo.
(traduzione Angela d’Ambra)