Recensioni

E poi basta

Scritto da Raffaele Taddeo

Espérance Hakuzwimana Ripanti
E poi basta
people 2019

raffaele taddeo

C’è un capitolo del libro, ove si parla di comportamenti razzistici nascosti, che mi ha fatto pensare non poco perché mi sono sempre creduto antirazzista, ma, anche se con gli esempi razzistici prodotti non mi sono ritrovato, tuttavia qualche dubbio che, in fondo in fondo, anch’io possa avere velature razzistiche, mi è sorto.
Espérance Ripanti, nel testo da lei scritto, mette a fuoco in moltissimi modi come la emarginazione di una persona viene praticata da una comunità in moltissimi modi: la parola, lo sguardo, l’atteggiamento, le domande, le stesse mimiche facciali, come il sorriso e il pianto. Una comunità fa sentire la diversità ad una persona non di propria appartenenza in una molteplicità di comportamenti.
L’àncora giuridica che dovrebbe essere il veicolo per superare ogni differenza non è salvifica. Una comunità può darsi le regole più democratiche che ci siano, ma i suoi modi di fare spesso le tradiscono perché non è capace di consegnarle (tradirle) come un vissuto reale di inglobamento dove tutti sono realmente alla pari. La dimensione giuridica non è capace di neutralizzare gli insani comportamenti perché spesso la dimensione giuridica è una speranza, è una meta da raggiungere piuttosto che una descrizione dell’esistente.
Il fatto di essere cittadina italiana, di essere in Italia, a Brescia, fin da bambina piccolissima non è bastevole perché Espérance venga ritenuta e vissuta come un membro della comunità al pari degli altri. Neppure il parlare la stessa lingua senza alcuna caduta di pronuncia o di morfosintassi la sottrae alla diffidenza e alla marginalità.
Il sottotitolo dice “Manifesto di una donna nera italiana”. Io lo chiamerei piuttosto un “Caier de doleance”, in cui è possibile riconoscere l’impossibilità della totale appartenenza ed uguaglianza. Significativo è il capitolo “Gabbia”, ove si mette in evidenza che qualunque sia lo spazio che si percorre, qualunque sia il rapporto che si ha con gli altri ci si sente sempre confinati nella condizione di donna nera.
Dall’altra parte la protagonista avverte la difficoltà a essere considerata per quello che è. Ma questo principio di identità lo si vorrebbe essere riconosciuto dagli altri i quali però assegnano al nero, alla donna nera un’altra identità, un’altra dimensione. Una persona è alla continua ricerca della propria identità senza mai riuscire a riconoscerla. Lo è per ciascuno, come ci ha ben insegnato Pirandello, ma in special modo per una bambina, adolescente, ragazza, donna nera.
c’è un aspetto che in qualche modo disturba in questa ricerca identitaria ed è quella della riscoperta dell’africanità, che non è dovuta al colore della pelle ma a qualcosa di più profondo che neppure il narratore riesce a spiegare. Lo avverte quando sente la voce di un altro nero che la chiama “sorella”. E’ come un richiamo ancestrale che ricerca e vorrebbe risentire.

Il testo di Espérance Hakuzwimana Ripanti è strutturalmente organizzato su due livelli. Uno più razionale, più esemplificativo di episodi, di momenti e spazi disorientanti per la condizione di indossare una pelle di colore diverso da quella della stragrande maggioranza dei circostanti, ed un altro invece si ha quando il narratore si lascia andare ad atteggiamenti più emotivi, più sentimentali. Questa parte, anche sul piano tipografico ha un carattere diverso ( è in italiaco), ma specialmente viene caratterizzato da una serie di lettere inviate ad un ipotetico interlocutore da lei amato. Chi sia non è dato sapere, né ha una sua voce propria perché non è mai riferito quello che nelle lettere scambiate abbia detto o scritto.
Questo testo si aggiunge ad altri sullo stesso timbro quali “Noi italiani neri” di Pap Khouma o “Prenditi quello che vuoi ma lasciami la mia pelle nera”. La condizione di emarginazione in Espérance  è più marcata perché si accompagna con tutto il periodo della sua infanzia prima, poi di bambina, adolescente, giovane.
E’ auspicabile che anche questo libro possa far riflettere e indurre a una maggiore consapevolezza e a comportamenti consoni a quello che spetta ad paese civile, ove ognuno indipendentemente dal colore della pelle possa sentirsi parte della stessa cittadinanza (essere della stessa civis).

maggio 2020

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L'autore

Raffaele Taddeo

E’ nato a Molfetta (Bari) l’8 giugno 1941. Laureatosi in Materie Letterarie presso l’Università Cattolica di Milano, città in cui oggi risiede, ha insegnato italiano e storia negli Istituti tecnici fin dal 1978. Dal 1972 al 1978 ha svolto la mansione di “consulente didattico per la costruzione dei Centri scolatici Onnicomprensivi” presso il CISEM (Centro per l’Innovazione Educativa di Milano). Con la citata Istituzione è stato coautore di tre pubblicazioni: Primi lineamenti di progetto per una scuola media secondaria superiore quinquennale (1973), Tappe significative della legislazione sulla sperimentazione sella Scuola Media Superiore (1976), La sperimentazione nella scuola media superiore in Italia:1970/1975. Nell’anno 1984 è stato eletto vicepresidente del Distretto scolastico ’80, carica che manterrà sino al 1990. Verso la metà degli anni ’80, in occasione dell’avvio dei nuovi programmi della scuola elementare, ha coordinato la stesura e la pubblicazione del volumetto una scuola che cambia. Dal 1985 al 1990 è stato Consigliere nel Consiglio di Zona 7 del Comune di Milano. Nel 1991 ha fondato, in collaborazione con alcuni amici del territorio Dergano-Bovisa del comune di Milano, il Centro Culturale Multietnico La Tenda, di cui ad oggi è Presidente. Nel 1994 ha pubblicatp per il CRES insieme a Donatella Calati il quaderno Narrativa Nascente – Tre romanzi della più recente immigrazione. Nel 1999 in collaborazioone con Alberto Ibba ha curato il testo La lingua strappata, edizione Leoncavallo. Nel 2006 è uscito il suo volume Letteratura Nascente – Letteratura italiana della migrazione, autori e poetiche. Nel 2006 con Paolo Cavagna ha curato il libro per ragazzi "Il carro di Pickipò", ediesse edizioni. Nel 2010 ha pubblicato per l’edizione Besa "La ferita di Odisseo – il “ritorno” nella letteratura italiana della migrazione".
In e-book è pubblicato "Anatomia di uno scrutinio", Nel 2018 è stato pubblicato il suo romanzo "La strega di Lezzeno", nello stesso anno ha curato con Matteo Andreone l'antologia di racconti "Pubblichiamoli a casa loro". Nel 2019 è stato pubblicato l'altro romanzo "Il terrorista".

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