Editoriali

Editoriale – Dicembre 2014

Cari amici, il tema di questo numero è un tema d’importanza “vitale”; “L’incontro con l’Altro” ossia la via privilegiata alla conoscenza.

Credo che una delle funzioni della letteratura sia quella di portare alla conoscenza in tutti i sensi.
La conoscenza presuppone l’incontro con se stesso e più generalmente l’incontro con l’Altro -il diverso da se-, oggetto o soggetto di conoscenza.
Come tutti gli incontri, anche questo necessita di un luogo, di uno spazio, di un’agorà –una piazza-.  La letteratura e in particolare quella della migrazione, permette di creare quello spazio virtuale all’incontro. Uno spazio virtuale alla conoscenza e all’educazione alla differenza perché permette di immergersi in altri mondi e modi di vivere: una via d’uscita dall’etnocentrismo.
Inoltre, la conoscenza intesa come acquisizione di sapere, apprendimento, necessita del presupposto di consapevolezza, di comprensione, di apertura dentro di sé di uno spazio virtuale in cui poter accogliere l’altro.
La letteratura non si limita ad essere uno strumento di conoscenza degli altri ma anche conoscenza di se stessi, della propria identità. Eccoci giunto ancora all’eterno tema dell’identità.
La nostra identità non è un fenomeno statico, non è qualche cosa che teniamo congelato nel freezer. La nostra identità cambia con l’ambiente in cui viviamo, con la cultura nella quale siamo immersi, con l’educazione che riceviamo a casa, a scuola, con i nostri amici e conoscenti. La nostra identità è dinamica, porosa, fluida, osmotica, in continua evoluzione.
La nostra identità si forma e si trasforma, si sviluppa in modo dinamico e si arricchisce nel reciproco scambio, nell’incontro con gli altri.  La nostra identità è un percorso continuo.
E così scopriamo con sorpresa che gli “altri” stanno forgiando la nostra identità. Sono gli “altri” che fanno la nostra identità. Abbiamo bisogno dell’”Altro” per identificarci. L'”Altro” non è il nemico, “L’enfer” – come diceva Jean Paul Sartre.
Partendo da questo tema che viene proposto anche al 1° concorso di scrittura creativa “Poldo Ceraulo” rivolto agli studenti delle Scuole Secondarie di secondo grado della Regione Sicilia, di cui vi parlerà ampiamente Christiana de Caldas Brito, ho avuto a Palermo un seminario di scrittura creativa con gli insegnanti che dovevano introdurre gli studenti alla costruzione dei loro racconti.
Su suggerimenti dell’amico Remo Cacciatori, che qui ringrazio, siamo partiti dal racconto L’ospite segreto (The secret sharer) di J. Conrad, che narra di un giovanissimo e riflessivo capitano, al suo primo viaggio al comando di una nave che accoglie un clandestino, lo giudica, lo assolve e lo nasconde nella sua cabina correndo costantemente il rischio, in un clima di tensione e suspence, che possa essere scoperto dal suo cambusiere.

 Chi è l’Altro?

Qui il tema dell’altro – fondante in tutte le letterature – è ambiguo e si presta a molteplici letture: “l’altro” che sale sulla nave dal mare (come un immigrato naufrago) potrebbe essere un criminale, un perseguitato, il doppio stesso del capitano.
Abbiamo lavorato a partire da questo testo, tentando una riscrittura, partendo dai classici pilastri della narratologia, dalla trama, cambiando l’ordine temporale, l’ambiente, il punto di vista, inserendo o togliendo dei dialoghi, inserendo o togliendo dei commenti, cambiando i pronomi – prima, seconda, terza persona- cambiando i tempi verbali ecc.

Tempo: Allegoria degli immigrati salvati dai gommoni, una parabola sulla paura e pietà che suscitano in noi (chi sono? Vittime o assassini fuggiti dalla guerra? Gente come noi o portatori di terribili epidemie? Soli o apripista di una moltitudine di invasori? ecc.). In questo caso il tema dell’altro si restringe a quello dell’Altro ospitato.

Spazio: La nave, la notte, l’ospite inatteso possono essere ingredienti di altre storie, come ad esempio, quelle dell’Alieno: la nave diventa l’astronave (il luogo claustrofobico da cui non si può scappare), l’ospite diventa la “cosa” e il giovane capitano l’eroe coraggioso. E qui è la minaccia a prevalere. Oppure L’Altro è totalmente diverso: una sirena.

Punto di vista: Oppure la situazione può essere ribaltata: siamo noi che ci siamo persi (in mare, nella foresta…) e siamo accolti. Adesso è l’altro che ci soccorre (nel castello sperduto, nella casetta in fondo al bosco…)
Ma chi è l’altro? L’orco, la strega, la fata buona? … L’Altro, che come minaccia, viene sempre eliminato nella favola.
Da queste possibili riscritture potevamo giungere ad un diverso genere narrativo: Avventura, Realismo, Fantastico, Horror, Sentimentale, Poliziesco….
Interessante nella trama di Conrad è il percorso dal “Ritrovamento” (incontro) all’ “Accoglienza” fino alla “Liberazione”.  Peccato che nelle storie “vere”, quelle dei migranti salvati dalle navi di “Mare nostrum”, queste persone non vengono poi “liberate”, ma “tenute prigioniere” nei campi di cosiddette “accoglienza”.
Incontrare “l’Altro” è da sempre un atto vitale perché l’Altro è colui che mi permette di essere ciò che sono.
Come diceva il poeta caraibico Edouard Glissant [1]   abbiamo bisogno oggi di una “poetica dell’inter-essere”, una “poetica relazionale”: “[…] Nelle culture occidentali si dice che l’assoluto è l’assoluto dell’essere e che l’essere non può esistere se non si concepisce come assoluto. Già i presocratici sostenevano, invece, che l’essere è relazione, cioè l’essere non è assoluto ma relazione con l’altro, relazione con il mondo, relazione con il cosmo. […] Io dico che la nozione di essere e dell’assoluto dell’essere è legata alla nozione di identità come ‘radice unica’ e dell’esclusività dell’identità e che se si concepisce un’identità rizoma, cioè radice che si intreccia con altre radici, allora ciò che diventa importante non è tanto una pretesa assolutezza di ogni radice, ma il modo, la maniera in cui entra in contatto con le altre radici: la Relazione. Oggi una poetica della Relazione mi sembra più evidente e più avvincente di una poetica dell’essere.”
Nella lingua Bantu in Africa esiste da sempre una parola per non smarrirsi nella disumanità. Quella parola è Ubuntu che vuole dire. “Le persone diventano persone attraverso altre persone”. Come sottolinea Nelson Mandela “Ubuntu non significa non pensare a se stessi. Significa piuttosto porsi la domanda: voglio aiutare la comunità che mi sta intorno a migliorare?”
E’ su questa filosofia che si basa il software libero che si chiama appunto Ubuntu.
Ubuntu è un’etica che si focalizza sulle relazioni reciproche delle persone. Ubuntu è l’espressione della “poetica relazionale” di Glissant.
Appellandosi all’Ubuntu si è soliti dire: “Umuntu Ngumuntu Ngabantu” – “Io sono ciò che sono in virtù di ciò che siamo tutti”. Occorrerà ripartire dal “fare assieme”, dallo stare assieme “per” e non sempre “contro” per ricreare sentimenti di appartenenza di senso comunitario con una promozione del “noialtri“, del “nosotros” e non “noi” e gli “altri”.

Kossi Komla-Ebri

Il 6,7 e poi il 13, 14 e 15 novembre a Palermo si è tenuto un coraggioso convegno dal titolo Poete e poeti, organizzato dall’Università di Palermo, in particolar modo dai docenti Giovanni Santangelo e Laura Restuccia. I primi due giorni sono stati introduttivi per  un approccio alle letterature migranti con  relazioni e  documenti filmati come Il viaggio più lungo. L’odissea dei migranti italiani di Gian Antonio Stella e La porta della vita di Francesco Viviano.
La settimana successiva, a partire dal giorno 13 si è iniziato ad affrontare il tema del convegno.   Mihai Mircea Butcovan  ha parlato del significato per lui di essere poeta utilizzando una lingua non propria e appresa da adulto dopo essere arrivato in Italia all’inizio degli anni ’90. Una erudita dissertazione di Giovanni Santangelo ha chiuso i lavori del giovedì pomeriggio. Il giorno successivo  numerose poete (e già questa denominazione la dice lunga sul carattere innovativo del convegno) sono intervenute in una tavola rotonda coordinata da  Giovanni Ruffino. Ciascuna di esse si è soffermata   sugli incipit della propria poesia e sui suoi momenti ispirativi. In questa fase è intervenuto anche il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, il quale ha messo in risalto come il fenomeno migratorio sia  un fatto importante dei nostri giorni, ha sottolineato la grande prova che la Sicilia sta dimostrando  in questi tempi in cui il mediterraneo rischia di essere un vero cimitero. Ha sottolineato la funzione della città di Palermo, la più meridionale delle città europee, ma la più settentrionale delle città del mediterraneo. In questo contesto Palermo deve mostrarsi all’altezza del suo compito culturale.   Ha ipotizzato, quindi, un intervento anche della Amministrazione comunale per rendere l’impegno culturale dell’Università di Palermo sulla riflessione della letteratura della migrazione un fatto continuo e non sporadico.
Nel pomeriggio del venerdì  il convegno è proseguito con la presentazione di due libri, il primo la  Premiata Compagnia delle poete    raccoglie i testi prodotti dallacompagniadellepoete. Il volume, curato da Francesco  Armato è stato presentato da Roberto Deidier. Il secondo testo presentato da Paolo Carile è stato Pensare altrove: migrazioni e scritture, un volume curato da Giovanni Santangelo e Laura Restuccia. La coordinazione delle due presentazioni è stata affidata ad Armando Gnisci, il quale con i suoi interventi ha  approfondito la conoscenza di queste due opere. Gli interventi  di Gnisci saranno pubblicati su numeri diversi in questa rivista.
Alla sera  i numerosi  studenti  hanno potuto assistere allo spettacolo teatrale della compagniadellepoete Madrigne.  Già proposto qualche anno fa, la rappresentazione è molto suggestiva per la scenografia, le musiche e i testi poetici. Almeno tre componenti rendono l’evento denso di significato e intensità estetica:  l’oralità, cioè il fatto che le poesie, opera delle poete stesse, siano recitate, comunicate oralmente. Questo fatto  pone il fruitore in una situazione diversa rispetto a quando si pone alla lettura anche delle stesse poesie, perché non va alla ricerca del significato del fatto poetico, ma al senso della comunicazione che in quel momento gli viene proposta. La comunicazione orale vive del valore sincronico, mentre la lettura riporta il senso ad una atemporalità. Il secondo aspetto riguarda l’intreccio delle varie composizioni poetiche, perché il pubblico oltre alla ricerca della comprensione della singola composizione poetica è portato alla ricerca della comprensione dell’intera silloge preparata per lo spettacolo. Si intersecano due sensi che si fondono, sovrappongono  e pongono lo spettatore in una dimensione di incanto. Il terzo elemento che porta a un ulteriore significato è  l’atto teatrale e la costruzione scenica.
Da sottolineare è l’impegno dell’associazione degli studenti  l’Altra Università che non solo ha contribuito alla organizzazione, ma ha anche sostenuto economicamente parte del convegno. Così come è da ritenere importante il contributo dell’associazione “Italiques” di cui è Presidente il prof. Paolo Carile. In fine la cornice in cui si è svolto il convegno è stato quello del prestigioso palazzo Steri Chiaramonte, uno dei più significativi edifici storici della città di Palermo.
Raffaele Taddeo

L’evento conclusivo del Convegno “Scritture Migranti 4 Poete e Poeti” è stato la premiazione dei racconti vincitori del “I° Concorso di Scrittura creativa Poldo Ceraulo”, indetto dalla Direzione generale dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia e dal Dipartimento di Scienze Filologiche e Linguistiche dell’Università di Palermo.

Le sedi che hanno ospitato il Convegno sono state l’edificio 12 della Scuola delle Scienze Umane e del Patrimonio Culturale, il Palazzo Steri Chiaramonte e il Liceo Scientifico Stanislao Cannizzaro.

Purtroppo, a maggio scorso, quelli che lavoravano nel progetto, “Scritture Migranti” hanno affrontato la dolorosa perdita del loro collega, il Dirigente Scolastico  Leopoldo (Poldo) Ceraulo.

Sono stati tutti d’accordo nel dare al Concorso il nome del collega che con tanto entusiasmo aveva lottato per la realizzazione del progetto.

Il tema del concorso, “L’incontro con l’altro” , era direttamente connesso alla migrazione che favorisce l’incontro di chi arriva (lo straniero) con chi lo riceve (l’autoctono, nel caso, l’italiano). Hanno partecipato al concorso le seguenti scuole: ITI Vittorio Emanuele III (PA); L.S S. Savarino Partinico; Convitto Falcone (PA); LS Cannizzaro, (PA); LC Vittorio Emanuele II (PA); ITT Marco Polo (PA); I. S. Stenio Termini Imerese (PA); I.T. “G. Galilei ” CANICATTI’ (AG)

Ai partecipanti è stato richiesto un racconto inedito e breve (non più di 10.000 battute, spazi inclusi, font 12).

I docenti interessati al progetto, a settembre scorso avevano seguito un seminario introduttivo tenuto dallo scrittore Kossi Komla-Ebri.

Gli invitati al Convegno, che venivano da altre città, sono stati ospitati alla Foresteria dell’Ateneo, accanto al bellissimo Palazzo Steri Chiaramonte, sede dell’Ateneo palermitano, a Piazza Marina.

I racconti presentati sono stati 47, quasi tutti scritti

individualmente, pochi invece elaborati in gruppo.

La Giuria del concorso era composta dai professori Giovanni Sarterio Santangelo e Laura Restuccia che rappresentavano L’Università di Palermo; la professoressa Maria Rosa Turrisi e il professor Giorgio Cavadi, ambedue Dirigenti scolastici distaccati all’Ufficio Scolastico Regionale; il professor Raffaele Taddeo che rappresentava la rivista El-ghibli;e gli scrittori Kossi Komla-Ebri (il Presidente della Giuria) e Christiana de Caldas Brito che rappresentavano la letteratura della migrazione.

Il sabato 15 novembre, alle nove del mattino, ha avuto inizio la premiazione degli autori dei testi vincitori. All’Aula Magna del Liceo Scientifico Stanislao Cannizzaro, erano presenti gli allievi delle classi che avevano partecipato al concorso, i loro professori, e al tavolo, la prof.ssa Anna Maria Catalano la Dirigente del Liceo scientifico  Cannizzaro ; il Dott. Marco Anello, Vice Direttore Generale USR Sicilia; il Prof. Giovanni Saverio Santangelo, la prof.ssa Laura Restuccia; i Dirigenti Scolastici Maria Rosa Turri e Giorgio Caladi, il professor Raffaele Taddeo, gli scrittori Kossi Komla-Ebri e Christiana de Caldas Brito. Tutti quanti hanno rivolto delle parole ai ragazzi, i veri protagonisti dell’evento.

Ecco i nomi dei vincitori, i titoli dei loro racconti, la classe, la scuola a cui appartengono:

3° premio:  Gabriele Tarantino – “Come Audrey Hepburn”                 (classe III A, quinto anno Liceo Classico annesso al Convitto Nazionale “Giovanni Falcone”)

2° premio:  Giulia Landolina – “Il primo spettacolo”

(classe III A, quinto anno Liceo Classico annesso al Convitto Nazionale “Giovanni Falcone”)

1° premio: Roberta Benincasa – “Un colpo di cannone – di Roberta Benincasa (classe III A, Liceo S. Cannizzaro )

I premi consistevano in una targa di partecipazione al I° Concorso di Scrittura, offerta dall’Ufficio Scolastico Regionale, e di libri offerti dagli scrittori presenti al Convegno.

I premi sono stati consegnati ai ragazzi da Donata Pasqualetto vedova di  e   Poldo Cerauro e da sua sorella Rosalia Ceraulo.

L’attrice amatoriale Elena Pistillo ha letto i tre racconti premiati.

Bisogna dire che oltre ai racconti premiati, la Giuria ha riconosciuto il valore di altri racconti che saranno pubblicati in futuri numeri di El-Ghibli.

Nello scegliere il tema “L’incontro con l’altro” per il concorso, l’Università di Palermo e l’Ufficio Scolastico Regionale hanno offerto ai giovani allievi un’occasione per riflettere sui migranti che oggi vivono in Italia. Può la letteratura favorire la cultura dell’incontro? Che ruolo ne ha la letteratura della migrazione in Italia?

Vi invitiamo a leggere i racconti premiati, presenti in questo numero di El-Ghibli (sezione “generazione che sale”). Vedrete cosa pensano le nuove generazioni a proposito. Troverete accanto ad ogni racconto, le motivazioni della Giuria nella scelta dei tre vincitori.

Christiana de Caldas Brito

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Si ringraziano i seguenti autori: per la sezione racconti e poesie: Julio Monteiro Martins, Minga Gentiana,

Abdelmalek Smari; per la sezione stanza degli ospiti:   Monica Dini, Tiziana Altea, Eloisa Ticozzi, Francesca Lo Bue, Anna Fresu, Giusi Nicosia, Loris Ferri, Clementina Coppini, Giuseppe Natale, Giovanni Santangelo; per la sezione parole dal mondo: Aurelia Rosa Iurilli, Rodriquez Abad, Laila Halabi, Kim Clark; per la sezione generazione che sale:  Benincasa Roberta, Giulia Landolina,  Gabriele Tarantino;  per la sezione interventi:   Gennaro Tedesco, Angela Caputo, Giulia Sciortino, Armando Gnisci


[1] Edouard Glissant “Poetica del diverso” Meltemi, 1998 pg 24-25

L'autore

El Ghibli

El Ghibli è un vento che soffia dal deserto, caldo e secco. E' il vento dei nomadi, del viaggio e della migranza, il vento che accompagna e asciuga la parola errante. La parola impalpabile e vorticante, che è ovunque e da nessuna parte, parola di tutti e di nessuno, parola contaminata e condivisa.

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