Recensioni

Il levitatore

Scritto da Raffaele Taddeo

Tutti i romanzi di Adrian Bravi sono stranianti specialmente per la presenza di personaggi che sono tutt’altro che eroi e che quindi tradiscono le aspettative di lettura. Ciascuno di noi vorrebbe ritrovarsi in un personaggio della narrazione letta e proprio per questo si aspetterebbe di poter immedesimarsi in un eroe perché vorrebbe che il proprio percorso di vita possa essere simile a quella di un eroe, per il lavoro che svolge, per come tratta la propria moglie, bene o male, per come educa i figli, per il rapporto con la società e la natura. Ad esempio, Marcovaldo di Calvino è un eroe anche solo per come riesce ad osservare la natura più degli altri.

I personaggi di Adrian Bravi non hanno nulla di questo anche perché alla fine risultano quasi sempre degli sconfitti.

In questo romanzo qualcosa di diverso accade e vediamo perché.
Intanto il protagonista vince una causa che gli era stata intentata e non è cosa da poco. Già in questo incomincia ad essere un eroe. Riesce a far innamorare di sé una giovane donna. Un secondo atto di eroismo. La quasi totalità dei romanzi di Bravi vedono un rapporto precario fra il personaggio principale e le donne.
In questo romanzo il tema di per sé è poi basato sull’eroicità.
Chi sono stati nella storia i levitatori? Da una parte una sorta di fachiri appartenenti alla cultura spirituale religiosa dell’Oriente, ma dall’altra persone di cultura occidentale ritenuti santi perché avevano questo dono, capacità, questa singolare padronanza del proprio io.
Non poche volte Anteo Aldobrandi si paragona a santi che hanno avuto questo dono, e se questi l’hanno ricevuto per la loro socialmente riconosciuta santità, perché per essere santi si deve essere eroi per la fede, per quale motivo il protagonista del romanzo ha ricevuto questo dono? Non è dato saperlo perché non c’è descrizione di alcun gesto che possa far risalire ad atteggiamenti o vissuti da santo.

Un indizio è possibile ricavarlo dalle vicende del romanzo. Nel bel mezzo della causa contro la sua ex moglie, Anteo perde questa facoltà. Che cosa produca l’assenza momentanea di questo dono? Sembrerebbe il disequilibrio fisico psicologico dato dalla controversia.
La facoltà, allora, di poter levitare dipende da assenza di conflitto interiore, da una serenità presente nella dimensione psicologica. Siamo di fronte ad un francescanesimo o alla dimensione di Santa Teresa del Bambin Gesù.
Sarebbe qualcosa alla portata di tutti se si avesse quell’equilibrio psicologico di Anteo? Ciascuno di noi sa che è impossibile anche se auspicabile e desiderabile. Questo elemento marca ancor di più la distanza fra il protagonista di questo romanzo e quello degli altri. Il non eroe è comunque alla nostra portata. Ciascuno di noi vorrebbe essere un eroe, ma poi nella concretezza si evidenzia in noi il non eroe. Quindi i protagonisti degli altri romanzi ci appartengono, sono dentro di noi. Il levitatore no. Il levitatore è al di fuori della nostra portata.
Anteo è un eroe irraggiungibile che non può né essere interiorizzato, né imitato. Può essere solo venerato.

Ancora una volta il romanzo di Adrian deve essere letto perché come tutti i testi di valore pone delle domande a cui ciascuno di noi è invitato a riflettere.

L'autore

Raffaele Taddeo

E’ nato a Molfetta (Bari) l’8 giugno 1941. Laureatosi in Materie Letterarie presso l’Università Cattolica di Milano, città in cui oggi risiede, ha insegnato italiano e storia negli Istituti tecnici fin dal 1978. Dal 1972 al 1978 ha svolto la mansione di “consulente didattico per la costruzione dei Centri scolatici Onnicomprensivi” presso il CISEM (Centro per l’Innovazione Educativa di Milano). Con la citata Istituzione è stato coautore di tre pubblicazioni: Primi lineamenti di progetto per una scuola media secondaria superiore quinquennale (1973), Tappe significative della legislazione sulla sperimentazione sella Scuola Media Superiore (1976), La sperimentazione nella scuola media superiore in Italia:1970/1975. Nell’anno 1984 è stato eletto vicepresidente del Distretto scolastico ’80, carica che manterrà sino al 1990. Verso la metà degli anni ’80, in occasione dell’avvio dei nuovi programmi della scuola elementare, ha coordinato la stesura e la pubblicazione del volumetto una scuola che cambia. Dal 1985 al 1990 è stato Consigliere nel Consiglio di Zona 7 del Comune di Milano. Nel 1991 ha fondato, in collaborazione con alcuni amici del territorio Dergano-Bovisa del comune di Milano, il Centro Culturale Multietnico La Tenda, di cui ad oggi è Presidente. Nel 1994 ha pubblicatp per il CRES insieme a Donatella Calati il quaderno Narrativa Nascente – Tre romanzi della più recente immigrazione. Nel 1999 in collaborazioone con Alberto Ibba ha curato il testo La lingua strappata, edizione Leoncavallo. Nel 2006 è uscito il suo volume Letteratura Nascente – Letteratura italiana della migrazione, autori e poetiche. Nel 2006 con Paolo Cavagna ha curato il libro per ragazzi "Il carro di Pickipò", ediesse edizioni. Nel 2010 ha pubblicato per l’edizione Besa "La ferita di Odisseo – il “ritorno” nella letteratura italiana della migrazione".
In e-book è pubblicato "Anatomia di uno scrutinio", Nel 2018 è stato pubblicato il suo romanzo "La strega di Lezzeno", nello stesso anno ha curato con Matteo Andreone l'antologia di racconti "Pubblichiamoli a casa loro". Nel 2019 è stato pubblicato l'altro romanzo "Il terrorista".

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