Per Dio, sta’ zitto e lasciami all’amore;
Biasima paresi o gotta,
I miei tre peli grigi o ‘l mio dissesto;
D’oro fatti ricco, fine con le arti,
Trovati un posto, una carriera;
Loda Sua Grazia o Sua Eccellenza,
Contempla il viso del re oppure
L’effigie; approva quel che ti va
E lasciami all’amore.
Ahimè! Chi viene offeso dal mio amore?
Affonda navi il mio sospiro?
Chi dice che il mio pianto inonda i campi?
Quando fuggì i miei freddi, primavera?
Quando mai il caldo del mio sangue
La lista ampliò degli appestati?
Guerre i soldati hanno comunque,
E litiganti gli avvocati,
Se lei e io abbiamo amore.
Di’ quel che vuoi: così ci fa l’amore;
Di’ a lei mosca, a me mosca pure;
Siamo anche ceri: moriamo a nostre spese;
E, in noi, scopriamo aquila e colomba.
Più senso ha l’enigmatica fenice
Per noi che, due, siamo tutt’uno.
Così i due sessi stanno in cosa neutra.
Morti e risorti uguali; e resi
Misteriosi dall’amore.
Morte almeno, se non vita, d’amore;
Se non a tombe e catafalchi
La leggenda nostra sarà adatta al verso;
E se non materia per le cronache
Faremo belle stanze nei sonetti;
S’addicono alle ceneri più illustri
L’urna tornita e tombe di mezz’acro,
Per questi canti tutti approveranno
Noi, canonizzati per Amore.
Diranno: “Voi – che il reverendo amore
Eremi ha reso uno per l’altro;
Voi per cui era pace, amore, che ora è rabbia;
Voi che riuniste l’anima del mondo
E che traeste agli occhi di cristallo
(Ora specchi e spie che d’ogni cosa
Fecero epitome per voi)
Città, corti e paesi – offriteci,
Dall’alto, esempio d’amore!”
Traduzione di Simone Pagliai