Recensioni

Vivere per addizione

Carmine Abate
Vivere per addizione
Mondadori     2010

Raffaele taddeo 

Gli anni veloci, il romanzo di Carmine Abate uscito nel 2008,  aveva  segnato una rottura tematica e linguistica rispetto ai romanzi precedenti.  Ci si sarebbe aspettato una prosecuzione dell’ultima fatica narrativa dello scrittore calabrese ed invece il nuovo libro rappresenta da una parte un ritornare, piuttosto che alle tematiche, al linguaggio dei testi composti fra la fine degli anni 90 fino al 2006, dall’altra un momento di riflessione e di pausa per comprendere il senso della produzione fatta fino a questo momento e la direzione poetica che essa deve assumere, visto i cambiamenti sociali intervenuti nel frattempo.

Il testo è una raccolta di racconti scritti in vari momenti e fra un romanzo e l’altro. Il primo racconto risale addirittura al 1984, gli altri sono stati scritti successivamente, quasi una cronistoria delle meditazioni che venivano fatte ad intervalli fra un romanzo e un altro.

Il titolo della raccolta e l’epilogo tendono a far pensare ad una sorta di analisi sulla propria identità e alla riscoperta comunque della propria identità multipla, come oggi si dice, ma come più correttamente, sul piano matematico, “per addizione”, dice Abate.

Sembrerebbe, quindi che la tematica successiva delle opere dello scrittore calabrese possa essere imperniata sulla identità.

L’insieme dei racconti proposti in questa raccolta e specialmente quelli della parte finale pongono, però, altre questioni, altri problemi.

La chiave di lettura più profonda ci viene dal racconto Prima la vita.  In questa narrazione viene descritta prima di tutto la mutazione sociale che sta intervenendo al suo paese di nascita. La popolazione diminuisce, l’asilo comunale è stato chiuso da anni,ma specialmente sono arrivati gli immigrati.

Sono cambiamenti molto significativi e forse, sul piano del rapporto fra realtà e creazione poetica di Carmine Abate, sconvolgenti.

La comunità d’origine sta scomparendo, i ritorni si stanno dileguando, ma argomento nuovo di impatto sociale sono gli immigrati con le loro storie, le loro cose, con i loro sguardi, con le loro voci che assomigliano tanto alle storie, alle voci, agli sguardi, alle cose che i compaesani, quando partivano per la Germania, avevano. E si pone subito un problema. C’è chi ricorda e paragona la propria migrazione con quella dei nuovi arrivati, ma c’è chi dimentica o rimuove la storia propria o della stessa comunità e rincomincia a pensare, ad esprimersi come facevano i tedeschi quando arrivavano i calabresi in Germania. Gli alemanni accusavano i meridionali italiani di rubare il loro lavoro. Ma forse più che dimenticare c’è chi incomincia a costruire la propria base politica. Quando una comunità non vede più partire i propri figli, ma vede arrivare nuove facce, nuove persone, c’è chi condensa su di loro  dapprima diffidenza e poi xenofobia e infine odio, razzismo, proprio come avveniva per i calabresi in Germania

Carmine Abate ha compreso che non si può più parlare del razzismo subìto dai “germanesi”, non si può più parlare dei sensi di malinconia per il ritorno alla propria comunità, perché questa è cambiata ( ogni cambiamento porta con sé il distacco da ogni possibilità di ritorno), non si può più parlare dell’attesa dei una comunità attorno al “fuoco”, ma ormai bisogna parlare del razzismo che è quello di casa:  questa è la nuova sfida poetica.

Altri sono gli argomenti che si affacciano, altre sono le questioni che oggi l’Italia pone;  uno scrittore che possiede un minimo di senso civile non può sottrarsi a confrontarsi con essi ricreando, rivedendo la sua poetica e le tematiche  connesse.

Lo scrittore calabrese, in questa raccolta  ancora in via sperimentale, prova a usare moduli linguistici nuovi, questa volta non più  della lingua calabro-arbëreshë, che comunque in questo testo è ancora molto presente, ma della probabile lingua del nuovo immigrato  che non ancora è in possesso totale dell’italiano. Nel recente testo di Cristina Mauceri e Grazia Negro, Nuovo immaginario italiano c’è un capitolo dedicato proprio  agli scrittori italiani che modulano una lingua italiana particolare come se fosse quella usata dagli stranieri nella loro comunicazione. E’ un capitolo che fa pensare e pone problemi sul piano della correttezza dell’uso di un italiano non corretto nella bocca degli stranieri immigrati.

Un po’ di attenzione sarà quindi da porre su questo piano se ho ben compreso le nuove ipotesi poetiche di Carmine Abate.

La raccolta di racconti presente in Vivere per addizione si legge  volentieri e voracemente perché la sapienza narrativa di Carmine Abate produce attenzione e attrazione

19-05-2010

L'autore

Raffaele Taddeo

E’ nato a Molfetta (Bari) l’8 giugno 1941. Laureatosi in Materie Letterarie presso l’Università Cattolica di Milano, città in cui oggi risiede, ha insegnato italiano e storia negli Istituti tecnici fin dal 1978. Dal 1972 al 1978 ha svolto la mansione di “consulente didattico per la costruzione dei Centri scolatici Onnicomprensivi” presso il CISEM (Centro per l’Innovazione Educativa di Milano). Con la citata Istituzione è stato coautore di tre pubblicazioni: Primi lineamenti di progetto per una scuola media secondaria superiore quinquennale (1973), Tappe significative della legislazione sulla sperimentazione sella Scuola Media Superiore (1976), La sperimentazione nella scuola media superiore in Italia:1970/1975. Nell’anno 1984 è stato eletto vicepresidente del Distretto scolastico ’80, carica che manterrà sino al 1990. Verso la metà degli anni ’80, in occasione dell’avvio dei nuovi programmi della scuola elementare, ha coordinato la stesura e la pubblicazione del volumetto una scuola che cambia. Dal 1985 al 1990 è stato Consigliere nel Consiglio di Zona 7 del Comune di Milano. Nel 1991 ha fondato, in collaborazione con alcuni amici del territorio Dergano-Bovisa del comune di Milano, il Centro Culturale Multietnico La Tenda, di cui ad oggi è Presidente. Nel 1994 ha pubblicatp per il CRES insieme a Donatella Calati il quaderno Narrativa Nascente – Tre romanzi della più recente immigrazione. Nel 1999 in collaborazioone con Alberto Ibba ha curato il testo La lingua strappata, edizione Leoncavallo. Nel 2006 è uscito il suo volume Letteratura Nascente – Letteratura italiana della migrazione, autori e poetiche. Nel 2006 con Paolo Cavagna ha curato il libro per ragazzi "Il carro di Pickipò", ediesse edizioni. Nel 2010 ha pubblicato per l’edizione Besa "La ferita di Odisseo – il “ritorno” nella letteratura italiana della migrazione".
In e-book è pubblicato "Anatomia di uno scrutinio", Nel 2018 è stato pubblicato il suo romanzo "La strega di Lezzeno", nello stesso anno ha curato con Matteo Andreone l'antologia di racconti "Pubblichiamoli a casa loro". Nel 2019 è stato pubblicato l'altro romanzo "Il terrorista".

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